I tagli alle pensioni

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Sembra che il governo stia studiando l’ipotesi di ridurre le pensioni più alte dei dipendenti pubblici. Si parla di limare per migliaia di euro annui le pensioni maggiori. Più alta è la pensione maggiore il taglio.

 

Immediatamente la CGIL si è intenerita di tale dramma per i pensionati più ricchi e ha calcolato il danno che costoro subirebbero in tale terribile ipotesi.

 

Fuori da ogni sarcasmo non v’è chi non sappia che la previdenza italiana è una giungla nella quale anche i burocrati più navigati si perdono ingloriosamente. La cosa così come la si vuole in finanziaria è molto complicata e serve tempo per capirne le conseguenze su ognuno degli interessati anche perché sono coinvolti tutti i dipendenti pubblici anche quelli meno “ricchi”. Semplicemente si tratta della prevista ridefinizione delle somme che saranno riconosciute ai pensionati pubblici visto il calo ampiamente previsto de gettito fornito dai pagatori di tasse cioè da quelli che sono fuori dal perimetro dello stato i cui contributi servono a mantenere in piedi tutta la baracca.

 

Questi ultimi sono le milioni di partite iva, piccoli commercianti, artigiani, contadini che hanno pagato i loro contributi per vedersi riconoscere un decimo o spesso un centesimo di quanto versato. Al contrario i dipendenti pubblici oltre ad avere percepito uno stipendio che per taluni (quelli di cui si discorre qui) è stato estremamente lauto hanno avuto, ad abudantiam, ferie, tredicesime, quattordicesime, straordinari, trasferte,.. nonché i contributi previdenziali calcolati sulla base della retribuzione (e quindi particolarmente generosi) versati quindi dal datore di lavoro, cioè lo stato, cioè noi. Cioè la loro retribuzione è stata comprensiva anche delle tasse e dei contributi previdenziali che lo stato ha versato per loro e ha prelevato dalla fiscalità generale e cioè dai contribuenti. Così abbiamo ex presidenti del Consiglio o della Corte Costituzionale che con la pensione di un anno possono comprare ogni anno un appartamento in centro a Roma…e cosa dire delle migliaia di alti dirigenti -specie militari- che percepiscono (e dopo di loro le loro mogli) pensioni faraoniche i cui contributi non hanno mai versato perché lo stato -cioè noi- gli abbiamo benignamente devoluto?

 

Quindi se mai l’attuale governo portasse a termine anche solo questa parte della riforma che riduce decisamente anche le pensioni in essere e non solo quelle future contribuirebbe almeno in parte a risanare i conti della previdenza nazionale e riuscirebbe a far dimenticare parte delle delusioni cocenti subite dal suo elettorato.

 

Ben s’intende si tratta di un primo passo verso la drastica riduzione delle pensioni per i dipendenti pubblici che -quale sia stata la mansione assolta- non può essere superiore alla mera sussistenza visto che non hanno pagato niente ma ha pagato lo stato.

 

Va però anche detto specie ai governanti che la soluzione definitiva non è questa; la soluzione sta nell’arricchire le Partite Iva (smettendola con la attuale persecuzione) con una legislazione che metta al centro della economia proprio le piccole imprese in modo che il gettito cresca in modo tale da rendere sostenibili queste e le altre spese necessarie almeno a onorare gli impegni economici e finanziari già assunti dal nostro governo. La via maestra per risolvere le deficienze di ogni genere dalla sanità alla scuola, alla sicurezza, alla diplomazia, alla difesa, alla previdenza, è lo sviluppo cominciando dalle aree lasciate indietro. E lo sviluppo non si fa regalando soldi ma cambiando le regole!

 

CANIO TRIONE

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