Bulimia di notizie

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Propongo una riflessione sull’occupazione dei tempi dedicati alla cultura e all’attualità.

Benemerite sono tutte le nuove iniziative che propongono contributi illustrativi degli ultimi eventi geopolitici, in divenire con rapida e inquietante successione.

Esse producono inevitabilmente la diluizione della contro-informazione disponibile.

Questo arricchimento ipertrofico fa conseguire una speculare mancanza di pregnanza di essa, come succederebbe per una pietanza, resa sciapita da una miscela troppo ricca di elementi e dal sapore indistinguibile.

Molte nozioni sono utili, troppe sono dannose come per un farmaco sovradosato.

“Il troppo stroppia” recita l’adagio e la conseguenza è che il tutto si concretizzi in niente, per effetto del quale si verrà a contatto con tante notizie ma non si ricorderà più niente!

Pongo umilmente l’accento sul rischio di allontanamento della gente dalla conoscenza dei fatti, dovuto a questa bulimia informativa, nefasta conseguenza della pia intenzione di conferire maggiore consapevolezza.

Lo sto sperimentando anche su di me, che pur faccio del giornalismo nel mio piccolo e sono sempre curioso di notizie. M’informo quotidianamente sugli sviluppi internazionali con avida curiosità, ma talvolta devo cestinare l’eccesso di offerta per evitare ‘l’overdose’.

La massaia del popolo ce la siamo già persa con l’inondazione di dati che l’hanno travolta nei mesi scorsi.

Rischiamo di perdere anche gli intellettuali, soffocati da tanto scibile che è arrivato a loro fino alla gola.

Concludo con la saggezza popolare che un tantino di attualità ancora la conserva in questo guazzabuglio cibernetico:

“Informarsi è meglio che non farlo” ma ” Il Meglio è nemico del Bene”.

Per concretezza, porgo la mia ricetta, per restare nella metafora culinaria:

–  Piuttosto che frammentarle e moltiplicarle, come fa un virus (sicuramente bonario, in questo caso), dovremmo cercare di coagulare le singole autorevoli voci in alcuni (pochi) tabloid e nelle testate che si rendono riconoscibili e autorevoli, in modo da consentire le letture entro i tempi della vita umana, già dedicata a questi argomenti per una larga parte della giornata.

Chi si alimenta della comunicazione convenzionale, veicolata dai soliti canali storici, non ha questo problema perché c’è una regia che bada a dosare l’informazione dirigendola entro la quantità e la qualità che il pubblico può sostenere.

Non tutti, però, si accontentano della minestra preparata.

A questi ultimi tocca inerpicarsi sulle montagne di quella carta, strappata spesso disonorevolmente al patrimonio boschivo, per ambire a vette prossime alla verosimiglianza, se non proprio dentro le ‘nuvole’ di Cloud costituiti da dati autentici, alcune volte alimentati da eroi del giornalismo come Juliane Assange, che rischia la condanna per spionaggio e di pagare il fio di averci fatto conoscere le tante bugie di Stato coperte dal solito segreto militare.

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