Quando il governo Renzi decretò che alcune banche popolari erano troppo grandi per esistere come popolari e quindi ne dispose la conversione in spa scatenò per più ragioni un effetto a catena a tutto danno dei poveri azionisti.
Mettere in braghe di tela i risparmiatori azionisti non fu molto difficile per il Renzi ma la loro espropriazione avrebbe reso impossibile nel futuro prevedibile chiedere al mondo dei risparmiatori di fornire il risparmio necessario per gli aumenti futuri di capitale.
Buttare a mare gli azionisti soci della Popolare di Bari e di Vicenza -e di tutte le altre- avrebbe reso impossibile a tutte le popolari e a tutte le altre banche approvvigionarsi di capitale di rischio. Ma non solo attraverso le popolari gli esponenti del PD riuscirono ad emulare il loro idolo Carlo Marx espropriando i piccoli azionisti; anche il Monte dei Paschi distrusse enormi quantità di sudato risparmio. Inoltre queste ed altre dissennate politiche economiche colpirono le quotazioni di tutte le banche d’Italia falcidiando il valore dei portafogli titoli di tutti i risparmiatori italiani. Quanto hanno perso i piccoli azionisti italiani? Spessissimo tutti i loro risparmi. Cosa si è fatto per rimediare? Nulla! Gli azionisti sono rimasti da soli!
Personalmente nel tentativo di supportare gli azionisti della Popbari cercai di far capire a tutti gli attori di quella vicenda che uccidere la fiducia dei risparmiatori avrebbe reso impossibile ricapitalizzare qualunque banca e società. Cercai di suggerire anche alle autorità preposte una maggiore tutela del piccolo risparmiatore attraverso la introduzione di un titolo ibrido che mettesse al riparo le vecchine come le massaie, i giovani come i pensionati, i professionisti di ogni genere come i gestori professionali di risparmio, dagli appetiti degli squali della finanza. Non fui ascoltato e siamo ad un mercato finanziario dedito essenzialmente alle speculazioni o alla percezione di commissioni e quindi perfettamente inutile al finanziamento dell’economia reale.
Adesso i fallimenti delle banche nelle economie più prestigiose del mondo pongono la stessa identica questione ma a livello planetario: nessuno, ma proprio nessuno, in nessuna parte del mondo si azzarda a ipotizzare neanche per scherzo a mettere mani al proprio salvadanaio per finanziare la ricapitalizzazione di nessuna banca per prestigiosa che sia. La mattanza del piccolo risparmio che ha creduto nei grandi gestori di banche si ritrova pari, pari, anche in Svizzera e negli Stati Uniti senza che le Istituzioni pubbliche preposte muovano un dito se non per accelerarne la espropriazione. Una specie di abolizione della proprietà introdotta piano piano in ogni dove.
Ci si chiede quale sarà la prossima banca a saltare e se il fenomeno sia “di sistema” o no. In realtà il fenomeno è generale e gravissimo come era prevedibile e il risparmio gestito da professionisti o no, va massicciamente da anni e in modo crescente verso la collocazione più “sicura” e verso la liquidità; ma va detto che voltare le spalle alla ricapitalizzazione di banche e società di ogni genere è certamente la fine del capitalismo occidentale. Possibile che le banche centrali non lo capiscano? Possibile che i politici non se ne accorgano? Possibile che i geopolitici tanto attenti a carri armati e bombe atomiche, non si accorgano di questa terribile, vicinissima prospettiva totalmente destabilizzante? Come si pensa di rimediare se non espropriando i correntisti bancari? E le grandi banche che orchestrano nell’ombra e che sanno certamente di cosa stiamo parlando come mai guardano silenti? Forse è questo che vogliono? Sono loro che vogliono rimanere le uniche a finanziare tutto? È questo il succo dei numerosi mondialismi economico, finanziario, tecnologico, mediatico, religioso?
CANIO TRIONE